PEAKS! Da Torino a Londra per un sound internazionale

PEAKS!

Da New Alt a Rock Italia con oltre 700 mila streams, in poco meno di 8 mesi. I PEAKS! il dinamico duo torinese, composto da Luca Del Fiore e Lorenzo Mazzucchi – stanno conquistando con il loro sound l’attenzione del pubblico internazionale di ascoltatori: dalla Francia alla Russia, dall’Italia alla Germania. Un’attenzione inaspettata dal momento che il loro primo brano, Blackout, è stato lanciato in piena pandemia da Coronavirus che ha messo in crisi anche il settore musicale. Ma i PEAKS! oltre ogni previsione hanno vinto la loro scommessa e oggi si godono questi primi successi mentre continuano duramente a lavorare sulla loro musica: hanno realizzato il loro primo videoclip in quel di Londra e sono alla pubblicazione del loro terzo singolo Turin. Del loro progetto musicale ne abbiamo parlato con loro .

Quando e come nasce il vostro progetto musicale?

«I PEAKS! Sono nati ufficialmente nell’estate del 2019, io (Luca) e Lorenzo ci conosciamo da 10 anni, ma abbiamo sempre militato in progetti separati fino a quando, essendo tornati “single” musicalmente parlando, abbiamo voluto provare a sperimentare creando musica insieme».


PEAKS! Come mai avete scelto questo nome?

«Vorremmo ci fosse una motivazione introspettiva o derivata da un flusso di coscienza (magari un giorno si rivelerà anche a noi!), ma la scelta del nome è stata semplicemente dettata dal fatto che suonasse bene. Cercavamo una parola sola che potesse identificare il progetto e PEAKS! – tutto in maiuscolo e con il punto esclamativo – ci è sembrata perfetta per rappresentarci».


I vostri brani sono in inglese. Questa è una cosa che fanno spesso gli artisti  per cercare di uscire dal mercato italiano che spesso è un po’ ristretto o perché magari risulta più facile per loro comporre brani in inglese. Voi come mai avete scelto di cantare in inglese?

«I nostri precedenti progetti erano entrambi in inglese. Diciamo che con l’Inglese e le band provenienti dall’UK e dagli USA ci siamo cresciuti, quindi il processo di scrittura in lingua Inglese avviene in maniera praticamente automatica. Questo sicuramente ha aiutato a dare un imprinting internazionale al progetto e, fortunatamente, ad attrarre le attuali figure con le quali stiamo collaborando che sono, appunto, residenti in UK, Germania e Stati Uniti».

Pensate prima o poi di cantare anche pezzi in italiano?

«Credo sarà molto improbabile la scrittura di un pezzo in Italiano in futuro, anche se mai dire mai. Ad ogni modo ci sentiamo più a nostro agio nello scrivere in inglese e comporre brani in italiano sarebbe, a meno che non diventi una cosa naturale o un’esigenza artistica, una forzatura».


Come funziona il processo di  scrittura dei vostri pezzi? Chi dei due scrive?

«Il processo di scrittura è molto dinamico. Entrambi, oltre a scrivere musiche e testi, produciamo i nostri brani: sound design, scelta dei samples e degli strumenti.
Spesso costruiamo e ultimiamo i pezzi insieme, partendo da una bozza scritta da uno dei due. Altre volte, quando vi è stato un momento di pura ispirazione, è successo che sia io che Lorenzo scrivessimo, producessimo e ultimassimo un pezzo in totale autonomia. Tendiamo a non bloccare questo aspetto o a non “relegarlo” ad un momento in cui siamo presenti per forza entrambi proprio per non rischiare di perdere una “gemma” che potrebbe nascere. Abbiamo fin da subito capito che direzione volevamo prendere con i PEAKS! e questo ci consente anche di poter produrre e scrivere in autonomia per poi valutare insieme se il pezzo funziona o, eventualmente, rivederlo insieme. Ciò è stato molto utile anche in un anno così difficile come il 2020. Siamo stati sempre in contatto e abbiamo sempre lavorato a distanza, a volte in autonomia, spesso condividendo lo schermo e la sessione sulla DAW, scrivendo insieme proprio come se fossimo nella stessa stanza».

Fired up è una canzone che parla di sanità mentale, come voi stessi avete spiegato sui vostri social. Come mai avete scelto questa tematica o comunque come è nata la canzone?

«Fired Up riflette un periodo complesso della mia vita. Insieme abbiamo provato a trasporre quell’ensemble di emozioni e pensieri in musica e parole. L’idea è stata quella di raffigurare la depressione come una sorta di amico di vecchia data che, di tanto in tanto, torna nella vita di qualcuno facendo crollare ogni certezza e portando un senso di instabilità. Abbiamo usato parole e figure retoriche per provare a descrivere questi stati d’animo, accompagnando il tutto con una parte strumentale “delicata” nelle strofe e “apocalittica” nei ritornelli/bridge, proprio per provare a rappresentare lo scontro emotivo che spesso accompagna questi momenti in cui la salute mentale è messa a repentaglio».


Per quanto riguarda, invece, Blackout, qual’è la chiave di lettura?

«Blackout ha sicuramente molteplici chiavi di lettura. Il fil rouge probabilmente deriva dalla nostra passione per la letteratura e cinematografia distopica (ovviamente citiamo i libri di Bradbury, Dick, Orwell, Huxley etc e film come Brazil, Blade Runner, Matrix Equilibrium etc etc). Il tentativo è quello di rappresentare, in maniera molto semplice e con pochi elementi, la costante sensazione che qualcosa non vada, anche se non si sa esattamente cosa sia».


Per la realizzazione del video di Fired up avete collaborato con Anthony Neale che ha diretto diversi video musicali di altri artisti della scena musicale internazionale. Come è iniziata questa collaborazione?

«Abbiamo conosciuto Anthony grazie al nostro manager Angus. Sono amici di vecchia data e, vista la forte componente “cinematic” di Fired Up, ha pensato potesse essere la persona giusta per rappresentare al meglio il significato del brano tramite le immagini. Ne è nata una bellissima collaborazione e, possiamo dirlo, amicizia. Anthony è incredibilmente creativo e competente e il risultato ci ha lasciato davvero a bocca aperta. Inizialmente saremmo dovuti apparire nel video, ma, a causa delle restrizioni di inizio anno, non siamo potuti uscire dall’Italia per volare fino a Londra e girare qualche scena. Anche in questo caso, Anthony e il team di produzione, hanno gestito la cosa al meglio, adattando il video nonostante la nostra assenza».

Siete finiti in molte playlist anche di rilievo, tra cui anche quella
di Rock italia. Come vi sentite a riguardo?

«Sorpresi direi! Fin dal primo giorno di uscita Spotify, Amazon Music, Deezer e Apple Music hanno creduto in noi, aiutandoci, grazie appunto all’inserimento in Playlist di rilievo internazionale, a raggiungere tantissime persone in pochissimo tempo. Una grossa sorpresa è stata essere inseriti in The New Alt che è una playlist davvero di spessore (grazie Allison Hagendorf!). L’inserimento in Rock Italia e aver ottenuto la copertina è stato il punto di contatto con Spotify Italia che sta credendo molto in noi e speriamo questa cosa continui in questo senso perché, nonostante il respiro internazionale, il supporto di casa nostra fa sempre bene al cuore».


Quali sono gli artisti che influenzano di più la vostra musica?

«Direi che gli artisti che ci ispirano, sono sicuramente le band con le quali siamo cresciuti (magari anche solo per attitudine che per sound). Il rock senza tempo (Hendrix, Led Zeppelin, Beatles, Metallica), tutta la scena rock anni 90 (Oasis, Blur, Nirvana, Smashing Pumpkins, RATM, Alice In Chains, Korn), l’elettronica (Massive Attack, Bjork, Prodigy, Depeche Mode), il punk/punk rock (Clash, Bad Religion, Descendents, NOFX, Black Flag), il pop punk/emo (My Chemical Romance, Blink 182, Mineral, Jimmy Eat World, Taking Back Sunday), l’hip hop, la trap, la trance e l’EDM. So che sembra praticamente tutto, ma con i PEAKS! Non abbiamo voluto porre limite al nostro bacino di influenze e, pur volendo avere una forte identità, non vogliamo porre barriere di genere. Desideriamo essere il più “crossover” possibile. Ci sono artisti contemporanei che riescono benissimo in questo e che sono fonte di ispirazione per noi: Bring Me The Horizon, Grandson, UPSAHL, K Flay, Des Rocs, DE WAYNE, Nothing nowhere, solo per citarne alcuni».

Per ora avete pubblicato solo dei singoli. Avete in cantiere la pubblicazione di un album o altri singoli?  Quali sono in generale i vostri progetti futuri?

«Il 30 Luglio è uscito il nostro terzo singolo che si intitola “Turin” e, entro la fine dell’anno, abbiamo in cantiere la pubblicazione di un EP di 5/6 pezzi, per iniziare a far assaggiare al pubblico chi sono i PEAKS!»

Continuate a seguire i PEAKS! sui loro canali!

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