Muriel: «La musica mi è venuta a cercare e mi ha riportata a casa!»

MURIEL

Il titolo del suo primo singolo è curioso quasi quanto il suo nome di battesimo che, a sentirlo la prima volta, mai si penserebbe che lo sia. Ma, evidentemente – dice lei- “i suoi genitori sentivano che sarebbe stata un’artista in qualche modo!”. Ci scherza su, Muriel su questa particolarità del suo nome. Già un “programma”, in un certo senso, per il suo percorso artistico, sfociato recentemente nell’esordio nel settore musicale. Milanese, classe 1997, Muriel è, infatti, approdata sul mercato discografico, lo scorso mese di Luglio, con il suo brano Korova. Una canzone dal ritmo leggero, ma con un significato profondo e che è solo il primo step di quello che sarà un progetto più ampio che vedrà la luce nei prossimi mesi.

Muriel, partiamo dal tuo primo singolo Korova. Come è nato questo progetto musicale?

«Korova nasce a Novembre dello scorso anno, un periodo in cui ero carica di rabbia e rancore, ma non volevo darlo a vedere. Paradossalmente è un brano che si discosta da quello che sarà il mio progetto musicale. Sì, perché è una canzone leggera, divertente e estiva, mentre io generalmente tendo a scrivere in maniera molto più profonda, cupa, complicata. L’ho scelta come primo singolo perché è stata la canzone che più mi aiutata in una delle mie parentesi tristi, forse la peggiore e mi sembrava doveroso iniziare con lei. Ho deciso di celare dietro l’ironia e i suoni un po’ funky il risentimento che provavo e la voglia di vedere la luce».

Il brano ha un nome curioso.

«Korova deve il suo nome all’omonimo Milk Bar di Arancia Meccanica, il celebre film di Kubrick. Il Milk Bar era il luogo in cui i drughi passavano le serate bevendo latte +, un mix di droghe mescaline in grado di renderli invincibili, violenti. Io credo che ognuno di noi abbia il proprio latte +. La mia psicologa lo chiamava il latte buono ed è quella cosa, quella persona, quella situazione in grado di darti forza, coraggio, voglia di reagire nei momenti difficili. Nel caso della mia canzone non parlo di droghe, ma faccio riferimento all’amore per me stessa. Mi spiego meglio. Parlo di una storia d’amore malata, sofferta che per tanto tempo mi ha sporcato le giornate di nero. Grazie al mio latte + ho imparato ad amarmi, a perdonarmi, a coccolarmi. Forse qualcosa ha a che vedere in effetti con le droghe, perché quando cominci ad amarti per davvero, sei fuori di te, sei impavida ed energica».

Il periodo buio a cui accennavi prima, dunque, si riferisce alla storia d’amore malata?

«Bhe sì, sfortunatamente come accade a tante donne, sono state vittima di una serie di relazioni tossiche, principalmente due, quelle che mi hanno più segnata. Ad ogni modo non voglio fare la vittima, anche perché è una cosa che odio. Diciamo comunque che incombere in queste relazioni tossiche è stata un po’ la mia fortuna travestita da incubo. Perché ora so cosa non voglio, so come riconoscerlo e soprattutto tenermelo lontano».

Muriel, come nasce la tua passione per la musica?

«La mia passione per la musica nasce assieme a me. Mio padre è musicista. Quanto meno, lo è per passione, perché purtroppo la vita lo ha portato a chiudersi in ufficio. Da piccola mi addormentavo solo sulle note di Dummy dei Portishead. Tutt’ora quel disco rappresenta un toccasana per i miei attacchi di panico. Ad ogni modo, ho iniziato a seguire Lello, mio padre, ai concerti, a strimpellare la chitarra, a cantare al microfono. Non ho mai preso lezioni. Guardavo lui come si muoveva ed imitavo. Ad undici anni poi ci fu la mia prima band. Poi l’adolescenza difficile. Sono scappata dalla mia famiglia, dalle mie passioni, da me stessa. Mi sono persa e la musica mi è venuta a cercare nuovamente quasi due anni fa e mi ha salvata».

Sui tuoi canali social hai annunciato che stai lavorando a nuovi brani. Ci puoi anticipare qualcosa?

«A breve uscirà il mio secondo singolo. Con l’anno nuovo spero di partire in quinta con il mio progetto musicale e si farà davvero sul serio. Ho iniziato questo progetto da sola, durante un periodo storico estremamente difficile per questo settore eppure sono riuscita a crearmi una squadra disposta a credere in me, con tanta voglia di fare e di portare avanti la mia musica. Per quanto riguarda la prossima uscita, strano ma vero, sarà una canzone d’amore, ma di quelle dolci, piene di cuore. Sì, perché due anni fa un grande “uomo bambino” ha deciso di insegnarmi come si fa quando si ama qualcuno e quindi si merita il mondo. E cosa c’è di meglio di una canzone? La musica rimane per sempre. Penso potrà essere vostra a metà Ottobre circa, ma non voglio spolierare». (ride)

Muriel, questo non centra con la musica, ma siamo curiosi. Il tuo nome di battesimo è piuttosto particolare. Sul tuo profilo instagram hai scritto che è un nome irlandese

«I miei già sapevano che sarei cresciuta artista, dunque hanno pensato loro al mio nome d’arte.- ( ride di nuovo)- Come hai detto tu, ha origini irlandesi, significa luce del mare, mare luminoso. A riguardo comunque vi sono un paio di aneddoti da raccontare. Il primo è che i miei genitori mi chiamarono così perché vicini ai repubblicani durante la guerra di indipendenza dell’Irlanda del Nord. Il paradosso, però, è che sono nata il 13 ottobre, lo stesso giorno di Margaret Thacher, la Lady di ferro, primo ministro del Regno Unito. Vabbè, insomma, unionista confermata. Fa proprio ridere questa cosa. Non potevo non essere un controsenso. Il secondo aneddoto è un po’ magico. Mio padre, buddista da quasi da 30 anni mi fece dare il nome di battesimo da un maestro, il quale inconsapevole del significato di Muriel mi assegnò quello di Mitsuko, figlia luminosa. In pratica vogliono dire la stessa cosa».

A te piace anche molto la moda, tanto è vero che hai studiato anche a Londra. Sei ancora in questo settore?

«Sì, tuttora rappresenta uno dei mie lavori. Già, perché la musica costa ed è un guadagno per pochi, una spesa per tutti. La passione per la moda resta, sono nata esteta e morirò tale, ma non vi è altro. Non è comunque il mio piano B. Al momento la moda semplicemente mi da la possibilità di investire sul mio progetto musicale, oltre che condurre una vita normale. Ma io voglio vivere di musica e sono certa che in un modo o nell’altro sarà così. Ho visto, grazie a mio padre, le ripercussioni di un sogno infranto. La delusione e l’infelicità non sono nei miei progetti» .

Qualcosa che vorresti dire ai tuoi ascoltatori in merito alla tua musica?

«La mia musica è appena nata. Deve crescere ancora e ancora. Probabilmente, muterà, si evolverà, ma sono certa del fatto che l’amore che racchiude non cambierà mai. La amo più di qualsiasi altra cosa al mondo e spero possiate amarla anche voi. Spero possiate trovarci un rifugio, spero possiate raccontarvi, capirvi attraverso di lei. Spero possa aiutare come ha fatto con me. Vi voglio bene. »

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